lunedì 13 febbraio 2012

ma come fanno i pink floyd

A delicate sound of thunder
   Ieri mattina, volendo ascoltare qualcosa mentre lavoravo, mi sono diretto al mobile dei CD ed ho iniziato, mentalmente, a scartare un po' di cose che non volevo sentire. Chopin? No, di mattina niente Chopin, la sera magari si, ma non alle nove. Beethoven? No, mentre lavoro no. Bach? Bè, le "variazioni Goldberg", nell'esecuzione di Glenn Guld, sono spesso colonna sonora delle mie ore al PC, ma oggi no, non mi va proprio. Andiamo sul moderno allora? Nina Simone? Ella Fitzgerald? Sara Voughan? No, stamattina no. Allora magari un po' di Genesis? Genesis no, ma ci stiamo avvicinando; un po' di progressive rock è proprio quello che ci vuole. Pink floyd? Si, ecco, qualcosa dei Pink Floyd, ma non roba tipo "Atom Hearth Mother" o "UmmaGumma", diciamo qualcosa di posteriore a "The Final Cut".
A momentary laps of reason
    Apro lo sportello e la mia mano si ferma un attimo, indecisa fra "A delicate sound of thunder" ed "A momentary laps of reason", poi scelgo il primo. E' un bel po' che non lo ascolto,  apro il lettore di CD e metto subito su il primo disco.
   E' un disco un po' speciale, sulla copertina, l'etichetta del prezzo in fiorini, mi ricorda che l'ho comprato tanti anni fa a Schiphol, l'aereoporto di Amsterdam, spendendo gli ultimi dollari di ritorno da un viaggio in Venezuela. Bel viaggio, bei ricordi e bella musica. Volume non troppo alto, torno al mio PC e subito l'incipit di "shine on you crazy diamonds" mi assale. Ok, ci ho provato, ma non c'è verso di lavorare oggi. In fondo è domenica, mollo il PC e mi siedo sul divano. Ascolto e, intanto, rifletto sulle particolarità dei Pink Floyd, che li hanno portati ad essere una delle maggiori Rock Band dell'epoca d'oro e che, ancora oggi, fanno si che restino assolutamente godibili.
   Forse la chitarra di Gilmour? Bè, indubbiamente è bravo, anzi, bravissimo, ma non è certo l'unico al mondo a saper tenere in mano una Fender no? Allora è il loro modo di fare musica, mischiando suonini, strumenti musicali e voce? Bello, certo, ma non basta. Le voci? I testi? Tutto ottimo ma no, non basta ancora. Ci rifletto ancora, sulle note di "The dogs of war", e mi torna in mente il concerto di Modena. Ricordo l'enorme macchina scenica, e come tutto si incastrava alla perfezione. Poi mi viene in mente anche il concerto di Berlino e, finalmente, una risposta.
   Non la verità certa, non l'unica risposta sicuramente ma, per me, quello che ha veramente fatto dei Pink Floyd i Pink Floid, assieme alle doti di Nick Mason, di Syd Barrett, di David Gilmour, di Bob Klose, di Roger Waters e di Richard Wright, è la professionalità. Non c'è niente da fare, il genio non basta, ci vogliono anche mestiere e professionalità e, in questo, gli americani ci battono di diverse lunghezze. Per loro lo spettacolo è una industria, e deve essere gestita come tale.
   Ed allora, sperando che un giorno le cose cambino anche da noi e che i nostri geni locali, che certo non mancano, vengano messi in condizione di dare il meglio di sè, per ora mi godo i vecchi Pink Floyd, pensando ad un inverno trascorso in giro per il Sud America.

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