mercoledì 29 febbraio 2012

non mangiate quel pollo

Divieto di pollo
   Che il pollo sia buono, quello vero intendo, non ci sono dubbi. Il pollo, specie quando praparato arrosto e cotto lentamente, è veramente molto buono. La pelle diventa friabile e le carni assorbono parte del grasso sottocutaneo rimanendo tenere e succose. E poi il pollo è economico ed alla portata di tutti, al punto che in sud America "Arroz con pollo" è quasi un piatto universale. Ed allora, perché non mangiare pollo?
   Tralasciando gli estremismi animalisti, che non mi si confanno, credo che ci siano due ottimi motivi per non mangiare il pollo, o meglio, per non mangiare il pollo che ci viene normalmente propinato dalla grande
distribuzione e dalla maggior parte dei macellai:
  1. Le condizioni di allevamento sono estremamente crudeli;
  2. Contiene ormoni ed antibiotici a gogo.
   Il primo motivo non è solo di natura etica, che già basterebbe, ma anche nutrizionale. Il quantitativo di proteine, grassi ed acqua è molto diverso fra un pollo allevato in gabbie chiuse e nutrito con pastoni ed un pollo ruspante nutrito con granaglie. Provate ad indovinare quale ha più colesterolo?
   Il secondo motivo è che, per far crescere i polli più in fretta, li si riempie di ormoni ed antibiotici. A questo proposito vorrei raccontare un aneddoto significativo, relativo ad un episodio capitato alla bambina di un amico. Questa bambina, di otto anni, era particolarmente schizzinosa e, pur di vederla mangiare, la madre le preparava tutti i giorni una bistecchina di pollo. Un giorno i genitori scoprono che alla  bambina, senza motivo apparente, si è gonfiata una tetta. Subito dal pediatra che, quasi fosse una cosa normale, si informa sull'alimentazione della bambina e consiglia loro di lasciar perdere il pollo. Risultato? La tetta è rientrata, la causa erano gli ormoni che si trovano in quantità nelle carni dei polli allevati industrialmente. Gli stessi ormoni, detto per inciso, che fanno sì che la scatolette per gatti siano una delle cause principali di tumore, dal momento che quasi tutte contengono pollo e che non credo proprio sia ruspante.
   Naturalmente questo non vale per il pollo ruspante, quello che, se conoscete bene qualche contadino, potrete trovare per una decina di euro al chilo. Dieci euro al chilo per un pollo, se ci pensate, non sono poi tanti. Non per lo meno se lo consideriamo, come i nostri nonni, un piatto della domenica. In fin dei conti con una ventina di euro vi portate a casa un bel pollo, adatto ad una famiglia di quattro persone. Pollo vero, però, di quello che resta sul girarrosto due o tre ore prima di essere pronto, di quello che non troverete mai a ristorante o, peggio ancora, da Mc. Donald.
   A questo punto vien spontaneo domandarsi perché, se esiste un mercato potenziale, quel tipo di pollo non possiamo comprarlo al supermercato. La risposta è da ricercarsi sia nel prezzo che nella difficoltà di gestione logistica di un oggetto non prodotto industrialmente. Per dirla in parole povere, aggiungendo il suo rincaro abituale un supermercato dovrebbe vendere un pollo a cinquanta euro, e non sarebbe comunque in grado di gestirne l'approvvigionamento, i controlli di qualità, le variazioni di prezzo e così via. Già un macellaio potrebbe incontrare delle difficoltà, ed è per questo che i macellai normalmente non vendono polli ruspanti. E poi, anche ammesso che i supermercati si attrezzassero in modo da proporre un prodotto di qualità ad un prezzo compreso fra i 10 ed i 15 euro al chilo, quale consumatore si fiderebbe di loro? Voglio dire, il macellaio sotto casa lo conosco e, se mi tira una fregatura, nessuno mi vieta di entrare nel negozio quando è pieno di gente e di rinfacciargliela ad alta voce, ma questa tecnica con il supermercato non funziona.
   In ogni modo, indipendentemente dal dove lo compriamo, un buon pollo ha alcune caratteristiche che aiutano nel riconoscerlo. Partiamo dal presupposto che un ruspante, a parità di peso, dovrà essere più vecchio di un pollo allevato in batteria. Il pollo ruspante, infatti, viene macellato a 3-7 mesi, mentre il pollo allevato in batteria raramente ha più di 33 giorni. Per renderci conto dell'ètà dell'animale possiamo valutare l'elasticità delle ossa del petto che, in un animale meno giovane, dovrebbe essere quasi assente. Un altra indicazione ci viene dai muscoli delle cosce che, in un ruspante, sono più sviluppati, e dalle unghie, che saranno leggermente usurate. Il colore della pelle sarà più deciso nel ruspante, e quello della carne rosato e non giallastro. Inoltre, in un animale ruspante, il grasso sottocutaneo sarà distribuito con maggiore uniformità e la cresta, se in vendita con la testa, sarà rossa e ben formata.
    In ogni modo, su tutto, vale la regola di comprare da un fornitore di fiducia, e di non guardare troppo al prezzo. Come per tante altre cose, meglio badare alla qualità e non alla quantità. Se tutti i consumatori considerassero la carne come il "piatto della Domenica", probabilmente si assisterebbe ad un miglioramento della qualità ed alla chiusura degli allevamenti in batteria, che francamente sono, a mio parere, un indice di inciviltà.
   Un'ultima nota, a questo proposito. Quando dico che il pollo è un alimento alla portata di tutti, mi riferisco ad un consumo limitato, ovviamente. Il fatto che nel terzo mondo, ed in particolare nell'America del sud, sia molto usato, è dovuto non al suo basso costo, i poveri in linea di principio non lo potrebbero comprare comunque, quanto al fatto che è semplice da allevare anche in una baraccopoli. Ovvio che una famiglia che alleva quattro o cinque polli, anche ammesso che gli animali vengano macellati a 4 mesi di età, difficilmente potrà mangiare pollo per più di una volta al mese. A questo proposito mi viene in mente un aneddoto, raccontatomi da un mio ex allievo, proveniente dal Camerun. Parlavamo delle condizioni di vita nel suo villaggio di origine, e lui mi diceva: "Da mangiare ce n'è per tutti, ma non come qua. Pensa che io ho un cugino che, quando sono tornato a casa, quest'anno, vedendomi con dei soldi in tasca mi ha confidato il suo sogno. Un pollo intero, desiderava, un pollo tutto per lui. Sì perché, del pollo, lui non è mai riuscito ad averne più che qualche boccone, un pollo doveva bastare a tutta la famiglia."
   Ecco, non dico che da noi dovrebbe essere come da loro, ma una giusta via di mezzo, forse, non sarebbe male.
   

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