venerdì 10 febbraio 2012

Resistenza passiva a consumismo e globalizzazione

   Fermo restando che senza un pesante intervento normativo globale il fenomeno della globalizzazione non può essere arrestato, non dobbiamo dimenticare due cose fondamentali:
  • Noi siamo lo stato, pensare che il governo prenda delle decisioni che vanno in linea di principio contro gli interessi delle multinazionali senza pressioni esterne è come pensare che una appendice perforata si curi da sola: bello e impossibile;
  • Anche senza l'intervento dei governi, se non possiamo arrestare la globalizzazione possiamo, nel nostro piccolo, combatterla. Spendendo in modo oculato il nostro denaro, non premiandola, possiamo quanto meno rallentarla un po'. 
   Sarà sufficiente? Non credo, ma comunque, data la situazione vale la logica del “non mi avranno senza combattere”. Per questo alcune norme di buon senso che, senza bisogno di estremismi, aiutano a fare una pacifica resistenza passiva ad uno dei mali dei nostri giorni.
  1. Nella spesa di tutti i giorni comprare solo prodotti locali ed evitare quando possibile i prodotti delle grandi multinazionali;
  2. Non dimenticare mai che le industrie petrolifere ed energetiche sono le più grandi multinazionali esistenti. Ogni Km risparmiato è un colpo ai fianchi di questi colossi. Usare l'auto solo se serve, minimizzare i consumi guidando con cautela, non usare energia elettrica quando non serve, non comprare prodotti di consumo con provenienza non locale o prodotti con metodi che fanno un eccessivo uso di energia;
  3. Preferire i prodotti non pubblicizzati a quelli pubblicizzati. La pubblicità è un costo che paghiamo noi o che viene ammortizzato globalizzando il mercato;
  4. Evitare di fare un uso abituale di prodotti che l'economia locale non può fornire. Questo significa, ad esempio, ridurre il consumo di carne e di pesce in modo da coprire l'intero consumo con il prodotto locale. E' importantissimo sapere che la relazione che lega produttori e consumatori, poiché una grande quantità dell'energia potenziale contenuta nella biomassa “nutrimento” viene dispersa in calore, è quella di circa un rapporto di masse 10:1 per ogni anello della catena. Questo vuole dire che per ogni Kg di consumatore terziario saranno necessari 10 Kg di consumatori secondari, ovvero 100 Kg di consumatori  primari equivalenti a 1000 Kg di produttori. Insomma, se mangiamo 1 Kg di tonno abbiamo mangiato l'equivalente di 1000 Kg di vegetali (nel caso del tonno, ovviamente, alghe), anzi, se consideriamo lo scarto, avremo più realisticamente mangiato 2000 Kg di vegetali. Se la popolazione indiana, che si nutre prevalentemente di vegetali, volesse nutrirsi prevalentemente di bistecche, necessiterebbe di un quantitativo di vegetali almeno venti volte superiore a quello consumato attualmente;
  5. Non prendere a modello persone o modi di vita provenienti da culture diverse dalla nostra senza aver accuratamente valutato la realtà delle cose. Domandiamoci sempre se, in termini di felicità e benessere reali, il nostro modello sia migliore o peggiore. Prendiamo le “mode” non come una imposizione ma come un catalogo (spesso contenente idiozie) al quale, volendo, possiamo attingere. Abituiamoci ad usare il nostro cervello e non quello della massa per valutare le cose. Risaliamo alle origini e cerchiamo le motivazioni che stanno dietro a certe scelte, domandandoci se si applicano anche nel nostro caso. Abituiamoci a non considerare l'opinione altrui, specie se fondata sull'accettazione supina di quanto proposto dai media, come superiore alla nostra.
  6. Abituarsi a “desiderare” una cosa prima di comprarla e, specialmente, abituare i nostri figli a fare altrettanto. Mai entrare in un negozio per “cercare” qualcosa da comprare, ma solo per comprare qualcosa che già desideriamo; Evitare ovviamente i vari negozi “tutto ad un euro” o i “90 cent”. Prima di fare un acquisto importante (ad esempio cambiare auto) domandarsi se ne abbiamo realmente bisogno o se stiamo seguendo la spinta della pubblicità. Per aiutarci in questo cerchiamo di valutare in termini monetari e di felicità il costo e poi domandiamoci se, investendo lo stesso quantitativo di denaro in altro cose come, ad esempio, uscire la sera, andare in palestra o in piscina, comprare e studiare uno strumento musicale, potremmo avere una maggiore felicità1. Ricordiamoci (ed insegniamo ai nostri figli) che i bambini felici con il giocattolo nuovo (o gli adulti felici con l'auto nuova) che vediamo in televisione sono, in linea di principio, felici perché, dopo le riprese, gli daranno un sacco di denaro;

3 commenti:

  1. Grazie per aver scritto quelle splendide righe, sono questi gli articoli che dovrebbero essere letti dalle persone. Sono capitato sul tuo blog attraverso il sito ilcambiamento.it, in un post dedicato alle 10 cose da fare per muoverci verso la decrescita. Devo dire che io ho idee più estreme delle tue, perché sono convinto che quando decidiamo di fare una cosa dobbiamo passare dal punto A al punto B, senza gradualità. Passare direttamente da una situazione ad un altra. Se davvero vogliamo cambiare qualcosa dobbiamo farlo oggi stesso e in maniera radicale, non giorno per giorno...non c'è più tempo.

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  2. sono d'accordo, è troppo tardi per parlare di vie di mezzo. una volta che siamo passati dal punto A al punto B, ci rendiamo conto che è la cosa più normale e facile del mondo, e che semplicemente la vita che avevamo prima era assolutamente insensata. c'è bisogno di un cambiamento radicale.

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    1. Rispondo con un po' di ritardo ma in questi giorni ci siamo trasferiti...da Bolgna a Buenos Aires, e questo ha assorbito tutto il nostro tempo.
      Comunque, tornando al discorso iniziale, certo, bisogna arrivare ad una riforma totale, ma non credo sia plausibile arrivarci in un giorno. Io credo che se tutti si sforzassero di educare i propri figli a capire quali siano le cose veramente importanti e ad un consumo consapevole, nel giro di una generazione forse le cose potrebbero cambiare. Certo che per farlo occorre prima di tutto insegnare loro a non farsi incantare dai media e dalla pubblicità ed a pensare con la loro testa, tutto il contrario di quello che propone la società attuale.
      Per intanto (mi piace dire per intanto, mi fa tanto primi del secolo) accontentiamoci di cambiare noi, per quanto riusciamo, che poco è comunque meglio di niente e, prima o poi, raggiungeremo la massa critica e saremo noi a fare tendenza.
      Ciao, Paolo.

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