venerdì 27 luglio 2012

Come non pagare le tasse e vivere contenti

una gigantesca voragine inghiotte il nostro denaro
   Avete letto il titolo del post e già vi immaginate, evasori, alle Bahamas, con un cocktail in una mano e l'altra impegnata ad accarezzare il posteriore della vostra anima gemella del momento? Bé,
allora tornate indietro, non è questo il post che fa per voi, non sono qui per insegnarvi ad evadere, ma per insegnarvi come evade chi, collocandosi ai vertici di questo nostro sistema tarato, riesce a sfruttare il lavoro degli altri ed a farlo senza pagarci nemmeno le tasse.
Poche grandi aziende muovono
la maggior parte del denaro del
pianeta e, statene certi, fanno il
possibile per non pagare tasse
   Ipotizziamo, ad esempio, che voi siate il ricco depositario del marchio di un brand e che i prodotti con il vostro marchio si producano ad esempio in Irlanda, o in Cina, o nell'Est. Ipotizziamo anche che, con il vostro brand, i vostri prodotti si vendano in Europa, in USA, in Giappone e così via. Gli affari vi vanno a gonfie vele, ma in Europa rivendere a caro prezzo ciò che si è pagato poco in un paese straniero significa produrre reddito, ed il reddito è tassato pesantemente. Come fare, allora, ad aggirare il problema? Ci sono diversi metodi ma il più semplice è quello di fondare una società in un paradiso fiscale. Una società piccola, intendiamoci, magari anche unipersonale, e di cedergli i diritti relativi al brand. Questa società, poi, farà pagare i diritti alle altre vostre società in  misura tale da annullarne ogni reddito. Lei sarà quindi l'unica società in attivo del gruppo e, di conseguenza, i redditi non saranno tassati e si troveranno già all'estero in un paradiso fiscale. Questo sistema, detto di "traslazione internazionale d'imposta" è particolarmente efficace quando si imputano i costi all'acquisto di servizi intangibili, come ad esempio l'uso di un marchio, in quanto non soggetti a dazi doganali. In pratica se il bene prodotto costa 10 ed io lo vendo a 200 (proporzioni usuali nel caso di grandi brand) lo importerò nello stato di vendita a 10, pagando  il dazio in proporzione a questa cifra, e pagherò la differenza fra il costo reale del bene (diciamo 15) ed il prezzo d'acquisto alla società detentrice del marchio, annullando i redditi nel paese di vendita e portandoli come già detto in un paradiso fiscale.
La struttura delle grandi multinazionali
è un intricato puzzle su scala mondiale
   Non per niente, Ikea in primis, tutte i grandi brand non sono direttamente proprietari dei loro marchi, ma lo sono attraverso una piccola società controllata che, di norma, risiede in un paradiso fiscale (nel caso citato di Ikea "Inter Ikea System Bv" è la titolare del "concetto ikea" e riceve per questo il 3%(1) dell'intero fatturato del gruppo. Indovinate dove ha sede questa società? Ve lo dico io perché Delft, potreste pensare, è in Olanda, ci si pagano le tasse. Ebbene, Delft è in Olanda ma in Olanda vige un regime fiscale particolare per le società multinazionali con almeno una società nelle Antille olandesi che sono, per chi non lo sapesse, dei paradisi fiscali, ed Inter Ikea System Bv è controllata a sua volta da Inter Ikea Holding, una società che ha sede nelle Antille, dando luogo ad una struttura chiamata "sandwich olandese" che consente di traslare gli utili in un paradiso fiscale senza problemi di sorta).
   Traslare utili ed imposte fra le aziende non è solo il sistema normalmente impiegato dalle multinazionali per eludere le tasse. Immaginiamo che, delle decine di aziende normalmente presenti in un gruppo, una parte sia merce di scambio. Ebbene, poter agire sull'utile di una azienda semplicemente "traslandolo" consente di variare il valore di vendita dell'azienda stessa in più o in meno a seconda delle necessità. Si può, ad esempio, portare fuori da un gruppo la sua parte più redditizia (basta guardare le manovre attuali di Trenitalia SpA e prima ancora di Telecom e TIM per farsi una idea) lasciando che l'azionariato privo di poteri di controllo resti con in mano solo dei fogli di carta inutili. Si può demolire una azienda appena acquisita portandola in rosso senza per questo rimetterci denaro ed impossessarsi in questo modo del suo patrimonio brevetti e del suo patrimonio clienti senza doverne mantenere i dipendenti; si può agire a piacimento sulle quotazioni in borsa dei propri titoli semplicemente modificandone il rendimento apparente e così via.
   Il problema è che noi siamo abituati a pensare alle aziende come cose che devono produrre denaro, ma non è necessariamente così per le multinazionali che devono sì produrre denaro, ma solo per alcuni e che, in questo processo, possono anche perderne a diversi livelli. Per questo fatichiamo a capire certi meccanismi che sono effettivamente perversi. Il costo sociale ed economico per ogni dollaro prodotto da una multinazionale è effettivamente molto maggiore di quello relativo ad un dollaro prodotto da qualsiasi azienda locale ma poiché apparentemente a soffrirne sono sempre gli altri, tendiamo a chiudere un occhio.
   Oggi, però, per rifarsi al testo di una vecchia canzone "gli altri siamo noi". Mai come ora Italia ed Europa hanno mostrato la loro debolezza nei confronti delle multinazionali. L'unica via d'uscita è il boicottaggio, ma non si deve boicottare la Shell perché ha una politica assassina in Africa, la Disney e la Nike perché sfruttano il lavoro minorile, la Nestlè perché propaganda l'allattamento artificiale e Mc Donald perché produce cibo spazzatura. Queste ragioni, lo si è visto, non bastano a promuovere un boicottaggio in grado di fermare questa gente. Quello che si deve fare è boicottare tutte le multinazionali  semplicemente perché è un sistema che non funziona, che arricchisce pochi per impoverire tanti e, in questo processo, è altamente inefficiente così che, per ogni dollaro di ricchezza prodotto, ne genera molto di più in povertà, rendendo il tutto insostenibile.

(1) Attenzione, quando si dice 3% sembra di parlare di un piccolo numero ma il 3% del fatturato di una multinazionale non è certo una cifra da trascurare specie considerando che, praticamente privo di costi e di tassazioni, finisce nelle tasche di una sola persona. 

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