venerdì 12 ottobre 2012

WYSIWYG vs WYSIWYM


   WYSIWYG "What You See Is What You Get", cioè quello che vedi è quello che ottieni, è stato il motto che ha consentito a Word di soppiantare di fatto Word Star, ma quale è la reale differenza fra le due tecnologie e, specialmente, quali sono i pro ed i contro?
   Iniziamo col dire che, prima dell'avvento dei caratteri "true type" e delle stampanti grafiche, l'idea di poter vedere sullo schermo di un computer un anteprima di stampa era abbastanza futuristica. La stampa era condizionata dalle caratteristiche della stampante, dai suoi font e persino dal tipo di carta utilizzato. L'impaginazione del testo non poteva essere la stessa per diverse stampanti e, di conseguenza, era abbastanza ovvio che, durante la stesura di un testo, una anteprima non sarebbe servita praticamente a nulla. Il lavoro era quindi diviso in due fasi: prima si scriveva il testo, senza preoccuparsi dell'impaginazione finale a solo della tipologia e della gerarchia dei paragrafi e quindi, in fase di stampa, si verificava il risultato finale e, nel caso, si ritoccava l'impaginazione. Questa separazione se da un lato non consentiva di conoscere il risultato finale durante la fase di scrittura, portava però in questa fase ad una virtualizzazione dell'impaginazione che si attuava inserendo nel testo i comandi di formattazione, la cui implementazione specifica era poi decisa in fase di stampa, un po' come succede per l'HTML. Con l'avvento delle stampanti grafiche, in grado di gestire font proporzionali, l'anteprima di stampa diventa necessaria, inizialmente solo per non sprecare carta inutilmente.
Una schermata di WORD STAR
   Word Star implementa la possibilità di vedere l'anteprima, si tratta di una elaborazione abbastanza complessa, che richiede oltretutto un software specifico per ogni stampante, e solo il fatto che la maggior parte delle stampanti inizia ad implementare il PCL lo rende possibile. Si tratta di un preview puro, senza possibilità di agire direttamente sul testo visualizzato.
   Word ribalta questa concezione. Piuttosto che decidere una strategia di impaginazione si può impaginare direttamente, spesso usando gli strumenti sbagliati per fare le cose. Così non è difficile trovare documenti scritti con Word dove per indentare una riga, magari quella della data, vengono inseriti degli spazi o dove i titoli dei paragrafi sono numerati a mano. Comodo e veloce fino a che si deve produrre un documento usa e getta, ma quando si devono integrare più documenti?
   Con Word Star era relativamente semplice ma con Word è quasi impossibile. Tutto il lavoro di impaginazione è normalmente da rifare completamente, spesso travisando le idee di chi ha scritto i singoli pezzi del documento. Nell'ottica di trasformare tutti in segretarie perfette, quindi, abbiamo avuto dei progressi, ma nell'ottica di consentire la stesura di documenti organici no. Per questo motivo la filosofia WYSIWYM "What You See Is What You Mean", cioè quello che vedi è quello che intendi, è ancora in auge, oggi, fra coloro che collaborano alla scrittura di documenti complessi in gruppi di lavoro. E' il caso di LaTeX, un linguaggio di markup usato tipicamente da scienziati e tecnici di tutto il mondo, specialmente negli ambienti accademici.
   LaTeX è la estremizzazione del concetto WYSIWYM. Usando questo linguaggio la virtualizzazione è massima. La forma finale del documento non è minimamente rilevante durante la scrittura, in questa fase interessa solamente il contenuto e la sua struttura. In fase di impaginazione e rendering sarà possibile modificare a piacere la forma ma non alterare la struttura, cioè il pensiero, dell'autore.
   Riassumendo:
  • WYSIWYG, adatto per scrivere testi che non passano per più autori e che non devono essere uniti con altri scritti da autori diversi. Facile da usarsi, consente di usare gli strumenti sbagliati per fare le cose, al punto che molte persone quelli giusti non li conoscono neppure;
  • WYSIWYM, poco immediato nell'utilizzo, costringe all'uso di paradigmi rendendo possibile il rimaneggiamento del documento da più autori o il merge di documenti senza stravolgere l'idea dell'autore originale.

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