mercoledì 19 agosto 2015

A proposito di Alessandro Baricco

Che poi, se era così brutto, Tornatore e
Morricone stavano a prederci tempo no?
   Chissà perché, ci si potrebbe domandare, parlare di un autore e non dei suoi romanzi? Le risposte sono molteplici e, credo, tutte valide nel caso di Baricco: In primis perché Baricco, come autore, è talmente bersagliato da critiche, giustificate forse solo dall'antipatia che lui suscita come personaggio, che diventa impossibile parlare delle sue opere astraendosi dall'autore e, ancora, perché lui, Baricco, come stile è coerente, omogeneo, caratterizzato al punto che viene, estraendo alcune sue frasi dai suoi romanzi, da citarle chiedendo "ma secondo te, chi può aver scritto questa cosa", certi
che in realtà la risposta sarà quella, Alessandro Baricco.
Risultati immagini per il pianista sull'oceano topolino
E la Disney, se era destinato a non piacere,
certo ci ricavava un fumetto!
   Ed allora parliamo di Baricco, non di lui come persona, che non conosco e che non credo avrò mai l'occasione di conoscere, ma di lui come autore. La prima cosa che dobbiamo dire è che il suo esordio non è da "romanziere". Un pesante trattato sull'estetica musicale, critiche, un di tutto un po' utile per passare il tempo scrivendo ed affinare l'arte in attesa di scoprire qualcosa di personale, quel qualcosa che distingue Baricco dagli altri scrittori contemporanei, il piacere del linguaggio.
   Ed allora, prima con "castelli di rabbia" e quindi con "seta" ed "oceano mare", non ricordo esattamente in che ordine, ecco nascere il Baricco scrittore, uno scrittore che gioca con la musica che sta dietro le parole e le frasi, con i silenzi, a volte, nei quali si muovono i personaggi, personaggi che vivono spesso all'interno di "non storie" ma che, in un modo tutto suo, suo dell'autore, intendo, sono la storia. Pianisti straordinari con la paura di vivere (e sarei curioso di sapere quanto di Glenn Gould, dell'immagine romantica di un Glenn Gould che si allontana dal mondo reale e che finisce per raggiungere il pubblico solo per mezzo delle registrazioni, c'era in quel racconto), bambini prodigio, scrittori stanchi di scrivere che diventano narratori di uomini, tutti personaggi accomunati dal fatto di essere ben disegnati, al punto di parere vivi, e di essere interessanti in sé, persone che vorremmo conoscere e che, di notte, faranno parte dei nostri sogni.
Risultati immagini per mr gwyn   La storia, a questo punto, passa in secondo piano, e per fortuna lo fa perché scrivere storie non è proprio il punto forte di Baricco, quasi come Mr. Gwyn, lui scrive persone, non storie, descrive momenti e lo fa sfruttando con maestria la lingua e la musicalità del linguaggio. Così, a chi si lamenta di Baricco e dice che le sue storie son prive di sostanza io direi che no, non sono affatto prive di sostanza, solo sono fatte della stessa sostanza dei sogni, che non hanno capo né coda ma che, alle volte, ci lasciano, al risveglio, l'anima piena di sensazioni che sentiamo allontanarsi con rimpianto. Ancora ai detrattori di Baricco, quelli che gli contestano di sfruttare questa "facile" magia, questa capacità di incantare con le parole anche senza dire niente, chiederei se sono in grado di fare altrettanto e, se non lo sono, li inviterei come prima cosa a tacere e, quindi, ad ascoltare qualcosa di meraviglioso, non so, qualcosa tipo "la morte e la fanciulla" nell'esecuzione del "quartetto italiano" e, alla fine, a domandarsi dov'é la storia o se la bellezza fine a sé stessa non sia di per sé una giustificazione sufficiente per un'opera come quella. E poi, "facile", ma stiamo scherzando? Ma quando mai?
   Insomma, Baricco non è Tolkien, non scriverà mai storie complicate con migliaia di personaggi e di vicende che si intrecciano in modo coerente attraverso generazioni, non è il suo genere, lui scrive di momenti e di persone, e lo fa in modo incantevole ed estremamente personale. Può piacere, può anche non piacere, fortunatamente al mondo non siamo tutti uguali, ma non per questo, credo, si può parlare male dei suoi racconti se non per invidia o per seguire una moda denigratoria ingiustificata e che fa pensare al vecchio adagio "chi sa fare fa, chi non sa fare...critica".

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